[ INDICE ]


5. Antica Roma

Nella romanità che, in quanto a tessitura, tintura e altre arti pittorico-fabbrili, dispone di molta tradizione autoctona peninsulare ed etrusca, si afferma enormemente il colos principalis dell'Ars purpuraria, già sviluppata con la fornitura e il deposito di merci privilegiate e prodotti scelti dalle tessitorie-tintorie dei maggiori centri della Magna Grecia e della Sicilia: Sibari, Taranto, Siracusa.
Nelle istituzioni corporative del Collegium tinctorum, promosso dalla saggezza del secondo re di Roma Numa Pompilio, si rendono via via autonome professioni già specifiche a seconda della produzione e del "valore colorico" delle merci.
L'Aulularia di Plauto è esemplare per comprendere le distinzioni dei vari fabbricanti e commercianti di panni tinti: i flammarii (tinte giallo-arancio, cartamo), i crocotarii (giallo chiaro, croco o zafferano), gli spadicarii (colori bruni, ferruginei o tinte derivate dal tannino), i violarii, dove fra la vasta gamma del colore puniceo si distinguevano per esempio i purpurarii dai carinarii e la qualità della materia prima estratta dalle murici della Fenicia, dalle conchiglie turbinate ioniche o tirrene.
Il colos principalis della porpora sancisce l'indice di apprezzamento e di stima più elevato tanto da diventare color officialis, colore imperiale e prerogativa dei Cesari anche come attività imprenditoriale riservata della famiglia augustea: questa produzione di porpora imperiale resisterà fino alle ultime porpore bizantine color "blatta" (sanguigno e violaceo scuro).

Al color officialis consolidato nelle istituzioni dell'impero romano si contrappone il colore barbarico (caeruleus color), blu scuro ricavato dalla pianta del guado, latinamente identificato e tradotto come vitrum e glastum (da radice celtica glas) con il quale i Britanni (picti) usavano dipingersi il corpo per apparire terribili in battaglia, come "eserciti spettrali" (Tacito).


6. Periodo tardoimperiale

Nel periodo tardoimperiale si sviluppa una forma non soltanto apparente di contrapposizione nei contrassegni cromatici posti a distinzione di una fazione o di un partito: i colori circensi. Le denominazioni e le probabili origini delle fazioni colorate sono indicate da vari autori latini e diffusamente interpretate da Cassiodoro nei segni correnti: albati (bianchi), russati (rossi), prasini (verdi), e veneti (azzurri).

Andando oltre la personificazione degli effetti colorici come emblemi e passando alle rispettive materie coloranti, si può riassumere che la prevalenza del giallo attico sul rosso del mondo greco, sembra invertirsi nel mondo romano che predilige invece il rosso sul giallo, secondo quanto è dato da ricavare da autori come Ovidio, Properzio, Anneo Seneca e dallo stesso Plinio il vecchio che riassume quasi in forma enciclopedica la fortuna dei rossi occidentali.

Roma repubblicana è una città dove il rosso del cotto è prevalente (anche in artigianato); nonostante la monolicità dei marmi bianchi e variegati delle facciate dei monumenti o di parti di essi proprie della Roma imperiale, il tessuto urbano ha il colore del cotto che si consolida nelle costruzioni compatte, nelle insulae e soprattutto nelle cerchie di mura: questo è il colore della città dei Comuni.

>>>>>
* CAPITOLO 1 - STORIA DEL COLORE *
|INTRO| |STORIA| |FISICA| |PERCEZIONE| |PSICOLOGIA| |TERAPIE| |PERSONALE|
<<<<<