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[ INDICE ]


La tabella è tratta da uno studio fatto all'università di Harvard nel 1939.
Tutti i pigmenti indicati sono inorganici, ovvero di origine minerale, tranne il nero d'avorio, l'alizarina cremisi e la lacca di garanza. I due ultimi sono prodotti per sintesi di molecole organiche (il nome del secondo ha origine dal fatto che un tempo veniva ricavato dalle radici di una pianta, la garanza o robbia dei tintori). Nel caso dei pigmenti inorganici, il metallo che dà loro il nome (o che è indicato tra parentesi) è l'elemento responsabile dell'assorbimento ottico che determina il colore.
Per imparare a leggere la tabella, esaminiamo il gruppo dei rossi. Il più puro è il rosso di cadmio. Il rosso Tiziano tende al bruno con toni arancioni. Il rosso vermiglione è il più luminoso, mentre il cremisi è il più cupo. La lacca di garanza appartiene alla famiglia dei viola. Poiché la lunghezza dominante del suo colore complementare è un verde bluastro, la sua colorazione è di tipo rosso purpureo.
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. Diagramma CIE di cromaticità


Per ovviare all'inconveniente, e consentire la generazione di tutte le possibili tinte, la CIE (Commissione Illuminazione Europea) ha inventato tre primari "immaginari", colori che non si trovano in natura, né possono essere prodotti artificialmente.
In seguito a quest'innovazione il triangolo di Maxwell viene modificato nel nuovo diagramma di cromaticità [Fig. 11] che è quello standard oggi utilizzato.

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* CAPITOLO 2 - FISICA DEL COLORE *
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[ Fig. 11] Diagramma di cromaticità CIE.

I colori spettrali giacciono lungo il perimetro a forma di campana.

I colori non spettrali (viola, porpora) stanno sulla base che unisce blu e rosso.

O è il bianco che corrisponde a r=v=b=1/3.

C'è il cosiddetto illuminante CIE, assunto uguale alla luce diurna media.

Z è il giallo della fig. 9, P è il rosso di cadmio, D la lacca di garanza rossa.

I segmenti continui illustrano la ricerca della lunghezza d'onda dominante, quelli tratteggiati la ricerca del complementare.

 

 


Tutte le possibili cromaticità comprese nella regione del visibile cadono all'interno del diagramma a forma di campana, oppure sul suo confine allorché sono completamente saturate. Naturalmente, miscelando dei primari non reali può succedere di arrivare a colori che sono anch'essi immaginari, cioè non effettivamente osservabili. Questi non sono altro che i punti esterni al diagramma di cromaticità, e non hanno alcun interesse pratico.
E' per questo motivo che il diagramma CIE viene normalmente presentato senza mostrare il triangolo intero, lasciando fuori gli stessi vertici, che sono i primari immaginari.

Nell'industria, in alternativa al tristimolo, si preferisce definire la cromaticità di un colore in un altro modo, dandone cioè, oltre alla luminosità, la lunghezza d'onda dominante e la saturazione, ossia la purezza.


E' chiaro quindi il significato e l'uso del diagramma di cromaticità: esso serve a prevedere con esattezza il risultato di una mescolanza o a determinare le tinte complementari.
Viene naturale concludere il discorso spezzettando il diagramma in tante regioni che corrispondono alle famiglie dei colori più consueti, ottenendo una specie di carta geografica dei colori.


[ Fig. 12] Carta geogafica dei colori nel diagramma CIE.

Per la lettura, si tenga presente questo esempio:

Vb=verdebluastro;
VB=verde-blu;
vB= verdastro

 


A questo proposito occorre fare un'ultima osservazione.
Per esempio: mancano i nomi del marrone e del verde oliva. Ciò è normalissimo, perché il diagramma CIE visto è basato sulla sintesi additiva, e conseguentemente la nomenclatura si riferisce alle sensazioni di colore provocate dalla luce.
A parte questo però il diagramma di cromaticità si può usare benissimo anche per i colori degli oggetti e delle vernici. Infatti, è pur sempre la luce che essi riflettono verso di noi che ne stabilisce la colorazione. Esso è dunque un diagramma universale.

Col diagramma CIE si possono rappresentare anche i colori che una sorgente incandescente assume in funzione del suo grado di riscaldamento. Esaminando la cosiddetta curva temperatura-colore [Fig. 13], che sarebbe la curva percorsa da un corpo nero che venisse riscaldato dalla temperatura ambiente fino ad un'ipotetica temperatura infinita, vediamo che da luce fortemente saturata nel rosso, con lunghezza d'onda dominante di circa 600 nm, che si ha a 700 gradi centigradi, si passa per la luce con dominante successivamente arancione e gialla.

[ Fig. 13] Curva di equivalenza temperatura-colore.

A differenza del testo, le temperature sono qui indicate in gradi assoluti (gradi Kelvin).
Per averle in gradi centigradi occorre sottrarre 273 al numero letto.
Così 2000 gradi Kelvin corrispondono a 1727 gradi centigradi.
A titolo di esempio è mostrato come si ottiene la lunghezza d'onda dominante di una sorgente a questa temperatura (588 nm, arancione), nonché quella di una sorgente a 10000 gradi Kelvin (476 nm, blu).

 


Si raggiunge la luce solare esterna all'atmosfera verso i 6000 gradi e il bianco definito dalla CIE (luce diurna media) a 6500 gradi. A temperature ancora maggiori, la dominante passa chiaramente sul lato del blu. Tale sarebbe il colore della luce se potessimo sostituire al sole la stella Sirio, che ha una temperatura di superficie di 10000 gradi.