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. Il Settecento: Newton

L'effetto più seducente dell'opera di Newton (Optiks 1704) risiedeva nel fatto che la rifrazione del raggio luminoso non produceva soltanto la scomposizione nello spettro dei colori ma il tutto si poteva ricomporre, invertendo il meccanismo del processo e producendo ancora luce bianca (experimentum crucis).
Le esperienze di Newton dovevano poi rivelarsi particolarmente brillanti anche attraverso gli oggetti "poveri" di quella verità, cioè il disco con la divisione in settori e in porzioni di sette colori, numero propizio alla magia inglese, la cui rotazione rinviava all'occhio un'indistinta immagine grigiastra, ma in realtà - si diceva - bianca per l'imperfezione degli strumenti percettivi, il che riusciva a confermare la chiarezza della luce e delle sue più vicine teorie.

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* CAPITOLO 1 - STORIA DEL COLORE *
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Contro Newton si sollevano le opposizioni del veneziano Giovanni Rizzetti (1721) che contrappone le prime obiezioni di tipo psicologico per distinguere le sensazioni cromatiche in colori "naturali, apparenti e immaginari", distinti già dall'enciclopedismo gesuitico e ripresi da Goethe nella stessa e dichiarata esposizione rizzettiana (colori chimici, fisici, fisiologici).

Le opposizioni a Newton si rivolgono soprattutto al modello della trattazione scientifica che raccoglie esemplarmente in pochi e chiari argomenti il fenomeno tanto complesso dalla luce e del colore, legando con molta eleganza i sette colori fondamentali agli intervalli sonori.
Ogni obiezione oltre al problema dei sette colori fondamentali si fonda sulla scindibilità e dissociazione della summa degli esperimenti newtoniani, soprattutto nel distinguere il fenomeno della dispersione da quello della rifrazione.
Ben presto i colori, per principi d'ordine pratico, pur celebrando convenzionalmente i sette colori newtoniani come quelli visibili dall'uomo illuminista del XVIII secolo, sono ridotti, pur con alcuni contrasti e diverse interpretazioni, ai tre (rosso, verde, violetto) di Thomas Young.
Infine la definizione di Leonhard Euler, con gli affinamenti del calcolo infinitesimale, sembra allontanarsi dall'antico mondo dei colori, da lui freddamente fissati "come un seguito di vibrazioni isocrone". Questo è ancor oggi, pur con qualche variante, che "il colore è un'emissione di energia entro ben precise frequenze", l'ultima parola in fatto di storia "fisica" del colore: considerazioni d'ora in avanti centrate su materia-energia-colore.

 

[ Fig. 1 ] Il primo cerchio dei colori della storia: la rappresentazione fatta da Newton delle varie gamme di colore osservate, e la corrispondenza che egli si divertì a stabilire tra esse e le note di una scala musicale in tonalità maggiore (C = do, D = re, E = mi, F = fa, G =sol, A= la, B = si).